Testimonianze: Look At Europe Through My Eyes – 8/16 settembre 2013 a Belogradchik (Bulgaria)

Look at Europe through my eyes: questo il titolo dello youth exchange a cui ho partecipato dal giorno 8 al 16 settembre 2013 a Belogradchik (Bulgaria). Il progetto è stato scritto dall’associazione Bulgarian Youth Forum per ragazzi provenienti da altri cinque differenti Paesi: Turchia, Armenia, Azerbaijan, Italia e Slovacchia.
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Venti di Scambio, l’associazione di cui faccio parte, entrò in contatto con gli organizzatori grazie ad un training course organizzato in precedenza in Spagna; così, appena informati della possibilità di reincontrarci in Bulgaria, iniziammo a cercare i possibili partecipanti italiani. Il giorno della partenza assieme a Beppe, Adriano, Fatbardh e Majid ero molto emozionata, ma anche nervosa, perché mi fu dato il compito di fare da leadergroup. L’idea di avere la responsabilità che tutto andasse per il meglio mi riempiva di soddisfazione, ma anche di preoccupazioni: cosa sarebbe successo se qualcosa non fosse andata per il verso giusto? Mentre continuavo a farmi queste domande, mi ritrovai sull’aereo per Sofia e, senza accorgermene, iniziai una delle esperienze più belle della mia vita. Nel nostro gruppo si respirava aria di intercultura già in partenza: Majid è di origine afgana, Fatbardh albanese. Giunti all’aeroporto, totalmente spaesata, cercai qualche volto amico per chiedere informazioni. All’improvviso vidi Didi, la ragazza conosciuta in Spagna, che sorridente mi abbracciò come si fa con i vecchi amici. Il luogo in cui si sarebbe tenuto lo scambio distava circa 250 chilometri dall’aeroporto di Sofia, quindi affrontammo un lungo viaggio in macchina, durante il quale ebbi modo di conoscere Bojidar, un altro componente dell’associazione ospitante. Boji conosceva molto bene la cultura italiana, i nostri vizi e le nostre virtù, e le chiacchierate con lui mi fecero capire come l’Italia sia protagonista all’interno del panorama europeo più di quanto noi stessi possiamo immaginare. Giunti a Belogradchik mi ritrovai davanti una struttura alberghiera con tutti i crismi che, al nostro arrivo, preparò una cena e ci sistemò nelle camere a noi assegnate. Il giorno successivo conoscemmo gli altri partecipanti. Facemmo delle attività per rompere il ghiaccio e ognuno di noi ebbe una busta sulla quale scrivere il proprio nome ed un bigliettino con un nome scelto a caso: si trattava del nostro Secret Friend. Ognuno di noi nel corso dello scambio avrebbe dovuto lasciare qualcosa al proprio amico segreto condividendo momenti, oggetti e pensieri dello youth exchange. Il mio secret friend era Kalo, il fratello di Boji, nonché responsabile delle attività. Ognuno di noi portò le proprie paure ed aspettative all’interno del gruppo e questa condivisione generò una vicinanza che non mi sarei mai aspettata. Noi italiani lavoravamo bene assieme, eravamo tutti motivati, tranne Adriano, che non colse affatto lo spirito dello scambio, ma che piuttosto visse l’esperienza come se fosse partito per una vacanza ad Ibiza.
Nel corso dello scambio ci furono confronti interculturali molto coinvolgenti: personalmente ignoravo la ricchezza dell’Azerbaijan, la spiritualità slovacca legata al culto della natura, la bellezza della Turchia o il fascino dei panorami mozzafiato dell’Armenia. Fu tutto una piacevole scoperta ed il mio “italocentrismo” subì un’altra forte scossa quando visitammo le città circostanti: Belogradchik ospita la fortezza Kaleto, risalente all’impero romano, punto di controllo delle invasioni grazie alle rocce che permettono una visuale sconfinata, e le cave Magura, all’interno delle quali si trovano tracce delle prime iscrizioni dell’uomo sulla Terra. Visitammo una cantina sociale, attività molto rara nel territorio per la mancanza della vite come coltura. Conobbi così Georgi, un ragazzo bulgaro che ha vissuto per dieci anni in Italia e che non vede l’ora di ritornarci. Assieme a lui visitammo Chuprene, uno dei villaggi più poveri della Bulgaria. Lì ci rendemmo conto di quanto l’Europa che conosciamo sia in realtà ben diversa. Coinvolgemmo i ragazzi dell’orfanotrofio in una partita a pallavolo e li invitammo a partecipare alle altre attività assieme a noi. Ne venne fuori un confronto su più livelli, dove la diversa nazionalità lasciava spazio alle esperienze di vita, come Ivàn, che salvò un bambino di tre anni dalla caduta da una roccia vicino alla fortezza Kaleto.
Le attività proseguirono confrontando le nostre abitudini, le nostre città e i propositi per un’Europa sempre più vicina alle nostre esigenze. L’ultimo giorno fu difficile: nel corso di quella settimana creai dei legami forti con persone come So Na, una ragazza armena appassionata di musica come me, Hakan e Kerem, due giovani turchi con tanta voglia di viaggiare, conoscere ed esplorare, e dirgli addio non fu affatto facile. A sollevarmi il morale ci pensò il mio Secret Friend che su una barretta di cioccolato lasciò un post-it: “Smile everytime, bella!”. Quel post-it lo conservo gelosamente nella bacheca nella mia camera e tutte le volte che penso di non farcela e che mi sento giù, rileggere quelle parole mi strappa un sorriso, lo stesso sorriso che, a distanza di tre anni, mi accompagna nel ricordare le persone e le esperienze vissute in Bulgaria.

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